Noi e la guerra in Ucraina

Scritto da Giuseppe Cambiè Le responsabilità e dignità di un popolo non coincidono necessariamente con quelle del…

Scritto da Giuseppe Cambiè

Le responsabilità e dignità di un popolo non coincidono necessariamente con quelle del suo governo.

Le aspirazioni di un popolo non coincidono con la ragione di stato.

Eppure tracotanti superpotenze usano le nazioni come caselle di una scacchiera, marcano confini di comodo, rivendicano la proprietà di risorse, decidono chi merita di vivere…

Eppure nelle controversie internazionali di regola a soffrire sono i popoli, infinita somma di singole persone, ciascuna con una storia, una famiglia, dei sogni, un desiderio di felicità condivisa…

Il grido dei piccoli sale da tutta la terra

L’avvocato polacco Kamil Syller, uno dei promotori delle “lanterne verdi”, che dallo scorso novembre offrivano ospitalità per la notte e aiuti d’emergenza ai migranti sul confine bielorusso, scriveva: “Il governo emana norme draconiane che presto legalizzeranno i respingimenti, pur sapendo che provocherà la morte delle persone. E noi abitanti della terra di confine, che vediamo il dramma e la sofferenza umana, non facciamo calcoli. Dobbiamo restare umani”.

Ancora oggi da una parte e dall’altra vediamo segnali preoccupanti: posizioni sempre più rigide, attenzione più ai fenomeni che alle cause, un crescendo di azioni e reazioni, informazione emotiva e allineata, personalizzazione del conflitto…

Anche noi siamo gente di frontiera e non ci possiamo permettere di ragionare per schemi.

Il nostro confine deve essere sempre la dignità delle persone, da difendere dalla sopraffazione, nelle tante crisi umanitarie, di qualunque latitudine e colore.

Il nostro calcolo la verità, il bene comune, la pietà, l’umanità, che nella guerra improvvisamente si perdono.

Dobbiamo restare umani.

Le ragioni della guerra hanno ben poco a che fare con la ragione, più con la paura e la sfiducia.

La guerra e l’odio si cibano di paura e impotenza, come la pace di fiducia e speranza.

La pace è ascolto, empatia, verità, rispetto, perdono, condivisione, accoglienza, solidarietà, giustizia…

La strada per la pace ha come riferimento la giustizia e sale attraversando territori poco frequentati o abbandonati.

Chi non la percorre per intero, chi non accetta e prova la fatica del cammino, chi non ha fiducia nell’altro, non potrà mai costruire né vera pace, né vera umanità.

Dobbiamo condividere l’umiltà della strada.

Dobbiamo sforzarci di capire le ragioni, anche sbagliate, che generano azioni, talvolta ingiuste, sproporzionate, atroci.

Non dobbiamo mai negare l’umanità degli avversari.

Dobbiamo restare umani.

Dobbiamo custodire la speranza

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