Il digiuno cristiano

Papa Francesco, 7 marzo 2014 «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique,…

Papa Francesco, 7 marzo 2014

«Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?» (Isaia 58, 1-9a).

Ecco, dunque, il senso del vero digiuno che si preoccupa della vita del fratello, che non si vergogna della carne del fratello. E il nostro atto di santità più grande è proprio nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo. È non vergognarsi della carne di Cristo che viene oggi qui: è il mistero del corpo e del sangue di Cristo. È andare a dividere il pane con l’affamato, a curare gli ammalati, gli anziani, quelli che non possono darci niente in contraccambio: quello è non vergognarsi della carne.

La proposta della Chiesa oggi suggerisce perciò un vero e proprio esame di coscienza: «Io mi vergogno della carne del mio fratello, della mia sorella? Quando io do l’elemosina, guardo gli occhi di mio fratello, di mia sorella? Quando io so che una persona è ammalata vado a trovarla? La saluto con tenerezza? So accarezzare gli ammalati, gli anziani, i bambini? O ho perso il senso della carezza?». 

Gli ipocriti non sanno più accarezzare, si sono dimenticati come si fa. Ecco allora la raccomandazione di non vergognarsi della carne del nostro fratello: è la nostra carne. E saremo giudicati proprio sul nostro comportamento verso questo fratello, questa sorella e non certamente sul digiuno “ipocrita”.

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